DECISIONI O STAR FERMO


Oggi vorrei portarvi a riflettere sul concetto di decisione: di scelta giusta o sbagliata o decisione non presa.
La società in cui ci troviamo a vivere, vuole che, in ogni momento, stiamo dicendo "sì" ad una cosa e "no" a mille altre cose. Ci ritroviamo a dover prendere una o più decisioni o nella peggiore delle ipotesi a star fermo e non decidere proprio nulla. La riflessione che voglio fare è proprio questa: quello che dobbiamo temere non sono i fallimenti, bensì le scelte scadenti o le non scelte.
Non intraprendere azioni a causa della paura del fallimento è per me un grande rischio, molto costoso per le nostre ambizioni e il nostro futuro. Il tempo, abbiamo detto più volte, non si ferma e non ci aspetta: ieri non tornerà più, ma per fortuna c’è oggi, ricordatelo sempre.
Tutto nella nostra vita è una scelta, inclusa quella di non fare nulla, e come tale ha le sue conseguenze, soltanto una consapevolezza della nostra inattività potrà darci il coraggio di scegliere.
Io mi sono accorta sulla mia pelle che la vita ci da tra i tanti regali, la possibilità di ricominciare e di cambiare se ho fatto una scelta sbagliata o se ho intrapreso una strada che non mi porta da nessuna parte.
Vi starete chiedendo: allora come faccio a prendere la scelta giusta? Come faccio a prendere decisioni importanti? Quale è la scelta migliore? Quali sono le modalità corrette per prendere una decisione? Posso condividere con voi come cerco di comportarmi io.
Per me il cuore e le emozioni sono un segnale e una guida importante. Il consiglio è fermiamoci un attimo e riflettiamo, proviamo a sentire cosa ci vibra veramente dentro il cuore, cosa ci risuona.
Non sempre però quello che vibra dentro il cuore è facilmente ascoltabile, altre volte subentrano le paure magari causate dalle parole dalla mente. In questo caso vi consiglio di prendervi un attimo di tempo, non infinito ma magari meglio un giorno, un paio di notti per pensare e decidere poco dopo.
Se la nostra emozione va verso quella strada, è giusto che voi la perseguiate, non abbiate paura di agire, meglio provare che star fermo.
Vi ricordo la possibilità di prenotare trattamenti energetici e colloqui individuali per raggiungere il benessere psicofisico o mantenerlo.




La sconfitta non è il peggior fallimento. Non aver tentato è il peggior fallimento.
- George Edward Woodberry

Lia


I SIMBOLI DEL NATALE


Continuando il viaggio verso il Natale, oggi vi parlo dei maggiori simboli di questa festa.
L’edera, simbolo di vita e rinascita, la sua crescita a spirale ricorda quella del serpente che si morde la coda, simbolo di immortalità e ciclicità. Si tratta di una pianta molto potente perché capace di allontanare gli spiriti maligni e aiuta a riscoprire la profondità di noi stessi nel momento in cui vogliamo intraprendere un nuovo cammino
La mela, anticamente si usava appenderle sugli alberi sempreverdi proprio durante il periodo di Natale. Il suo simbolismo legato ad Adamo ed Eva ne facevano un collegamento diretto con l’Eden. Secondo le tradizioni celtiche, il giorno del Solstizio si faceva la raccolta delle mele per fare il sidro e spruzzarlo su un albero sempreverde per dare il benvenuto alla Luce. Attorno all’albero si festeggiava con danze e canti, per garantire un buon raccolto durante l’anno nuovo.
L’agrifoglio, con le sue bacche rosse, fa riferimento al Sole, mentre le ghirlande create con i suoi rami simboleggiano la Ruota dell’Anno. Anticamente, l’Agrifoglio era rappresentato da un uomo vestito di nero, che entrava nelle case il giorno prima del Solstizio. Ancora oggi, in Irlanda, le decorazioni di Agrifoglio vengono spezzate e gettate fuori casa dopo il Natale, per rappresentare la scomparsa dell’oscurità e lasciare spazio alla nuova Luce.
La quercia è il simbolo maschile del Solstizio d’Inverno. Albero sempreverde, rappresenta il confine tra il mondo materiale e quello spirituale.

Il vischio, le sue bacche bianche e traslucide che somigliano al seme maschile, simboleggiano la rinascita della Luce e rappresentano il nuovo Sole che illuminerà l’anno che verrà. Generalmente si usa festeggiare la Luce acconciandosi i capelli con il vischio e regalando candele per benedire il cammino individuale di ogni persona. . I druidi, durante i Solstizi, tagliavano i rami di vischio e li univano al falcetto d’oro, strumento che univa in sé il simbolo del sei e quello della Luna.  Il vischio rappresenta la fecondità, la rigenerazione, infatti ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio.


Per i cristiani un simbolo molto importante è il presepe, rappresentazione in miniatura con statuette rappresentanti la nascita di Gesù, dei pastori, dei personaggi che facevano i mestieri, dei Re Magi che fanno visita al Messia e alla sacra famiglia.
Altro simbolo è l’albero di natale, ma vi invito a leggere il post dedicato alla nascita dell’albero di natale.
Babbo Natale o Santa Claus viene rappresentato come un signore anziano, corpulento, gioviale e occhialuto, vestito di un costume rosso con inserti di pelliccia bianca, con una lunga barba anch'essa bianca, la sera della vigilia di Natale, sale sulla sua slitta trainata dalle renne volanti e va di casa in casa per portare i regali ai bambini.

Non mi resta che augurarvi di ritrovare dentro di voi il vero senso del Natale e vi invito a fermarvi 10 minuti soltanto nel silenzio totale per trovare la vostra luce.

                                                                                                                                                Lia



NATALE E SPIRITUALITA'

Lo scopo del mio blog, per chi mi segue lo sa, è quello di informare e dare le nozioni che non sempre vengono messe a disposizione per poter decidere di rinascere o semplicemente per il sapere. Oggi vi parlo del significato del Natale. Pochi sanno che il Natale non è una festa cristiana ma bensì pagana, le origini del Natale sono infatti precedenti alla nascita di Gesù.
Mentre l'anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più corte, fino al giorno del Solstizio invernale, il 21 o il 22 dicembre che segna anche l’inizio della stagione più fredda. Il sole raggiunge il punto più basso nel cielo per poi invertire la rotta e tornare a salire e rinasce.
Solstizio deriva dal latino “sol stat” (il sole si ferma). Durante il solstizio d’estate avremo la durata massima del giorno (inteso come dì) e la durata minima della notte, durante il solstizio d’inverno accade l’opposto.
In questo periodo, il respiro della natura è sospeso nell'attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. Il Solstizio d’Inverno rappresenta la morte, la trasformazione e la rinascita. La notte del Solstizio, la più lunga dell’anno, porta con sé la nascita della Luce, perché da questo giorno il Sole splenderà sempre di più, allungando le giornate che daranno il benvenuto alla primavera e al risveglio. Il Re Oscuro muore, per poi trasformarsi nel Sole Bambino, generato dall’utero della Madre Terra. La Dea rappresenta la vita dentro la morte, Signora del gelo e dell’oscurità che mette al mondo la Luce della speranza, la promessa di un nuovo inizio. Si celebra così la battaglia tra il vecchio Re dell’Agrifoglio, l’oscurità della vecchiaia, e il giovane Re della Quercia, luce del nuovo anno.
E’ il momento di lasciar andare il passato e di camminare verso la luce.
Esistono molti riti e molti cerchi energetici per festeggiare questa luce e rinascita, se volete potete contattarmi per prenotare per effettuare il rito il 21 o 22 dicembre. Voglio comunque condividere con voi alcuni rituali che potrete effettuare anche da soli:
  • Il 21 e il 22 dicembre riempite le vostre case di candele bianche, accendete luci e circondatevi di luce in onore del Sole. Preparatevi a dare il benvenuto alla luce come auspicio per il prossimo anno dove raccoglierete i semi che seminerete in questo periodo
  • il 23 dicembre bruciate un pupazzetto rosso per ripristinare il vostro ordine interiore e nella vostra vita.
Tra il 24 e il 25 dicembre c’è un passaggio di energia molto importante, sia per chi crede che per chi non crede, tutti siamo soggetti a variazioni energetiche che non sono altro  possibilità che ha l’essere umano per fare l’atto evolutivo.
Non a caso la chiesa cristiana ha deciso di celebrare la nascita di Gesù il 25 dicembre, proprio per rendere questa festa ancora più importante venne associata con la nascita del Messia. Questa festa è di buon auspicio perché la nascita della luce (Gesù) nella notte buia porterà il seme della luce sulla Terra.
Il Natale e' quindi  la versione cristiana della rinascita del sole.
Già verso il 200 nelle comunità cristiane dell’oriente greco si celebrava la nascita di Gesù il 6 gennaio, ma successivamente fu fissato al  25 dicembre dal papa Giulio I per il duplice scopo di celebrare Gesù Cristo come "Sole di giustizia" (Sol Invictus) e creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana.

La prima menzione certa del Natale cristiano con la data del 25 dicembre risale al 336, probabilmente la data fu fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti (“giorno di nascita del Sole invitto”) con la celebrazione della nascita di Cristo (“sole di Giustizia”).
Il 25 dicembre è una festa a misura di bambino perché in questo giorno solenne, Dio si fa bambino per essere abbracciato, baciato e tenuto in braccio nella sua tenerezza.
Il Natale celebra la sacralità della famiglia dove i genitori, come Maria e Giuseppe, si dedicano completamente con amore e responsabilità al proprio bambino. La famiglia deve essere il centro vitale della società.



Vi auguro di vivere il natale come festa di rinascita, aprite il vostro cuore alla luce, ricevetela e trasmettetela.

                                                                                                            Lia

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Lia

LA PACE E’ NEL QUI E ORA


Oggi voglio condividere con voi alcuni degli insegnamenti di Thich Nhat Hanh, monaco buddista già all’età di sedici anni, scrittore, personaggio portatore di pace nonché guida spirituale del nostro secolo. Le sue azioni, i suoi insegnamenti, la sua capacità di camminare serenamente e in pace e inconsapevolezza, ha suscitato tanto riscontro e entusiasmo in tutto il mondo. Il suo insegnamento si incentra sulla respirazione consapevole e cioè sull’attenzione da parte nostra ad ogni singolo respiro: non serve un luogo particolare, si può respirare ovunque e in qualunque momento, facendo qualsiasi azione.

Non appena riusciamo a calmare il tumulto dei pensieri per tornare al presente, pace e felicità saranno a portata di mano.
Vi siete mai soffermati a pensare che la pace non è qualcosa di esterno a noi che non bisogna rincorrerla o conquistarla? La pace è già presente in ogni passo della nostra vita.
Se siamo in pace con noi stessi, tutto sarà diverso e tutti trarranno beneficio dal nostro benessere.
Thich Nhat Hanh ci invita a utilizzare proprio le situazioni abitudinarie per imparare a ritornare alla nostra natura.
La pace quindi può essere nel qui e ora, basta imparare ad accorgerci che c’è. Tutto ciò che ci circonda può essere fonte di gioia ma l’importante è stare svegli e vivere il momento presente. Nel mio percorso di cambiamento, grazie al supporto delle terapie energetiche che pratico anche sui pazienti, ho imparato a fermarmi sulle cose e a cercare di comprenderne il significato, portandomi ad arrivare alla pace e alla felicità.
Ciò significa che è possibile realizzare la pace nell’attimo presente con il nostro sguardo, il nostro sorriso, le nostre parole, il nostro comportamento.
Ogni nostro passo dovrebbe essere pace, ogni passo dovrebbe essere gioia e felicità.
Non serve il futuro per fare tutto questo, tutto quello che serve per essere in pace è qui nell’attimo presente.

Non esiste una via della pace, la pace è la via

A.J. Muste/Dalai Lama

                                                                                                Lia

L’ALBERO DI NATALE E L’ABERO SOLSTIZIALE


Sono molto antiche le origini del famoso abete sempre verde che lo collocano nelle feste del Solstizio d’inverno; ovvero il Natale. Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre che in quella cristiana.
L’antenato del nostro attuale Albero di Natale è l’Albero Solstiziale. L’albero Solstiziale in moltissimi e diversissimi culti antichi era decorato con rappresentazioni del Sole. Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno, legato inoltre alla fertilità e all’abbondanza.
Secondo la tradizione esoterica, l’albero di natale è l’albero della vita stessa, che viene quasi sempre illustrato con 7 cerchi di luce che simboleggia l’apertura dei 7 chakra, la punta a stella sulla sua sommità, rappresenta il chakra della corona.
L’abete rosso della famiglia delle pinacee, era considerato un albero sacro nell’antichità, infatti i Greci e i Romani lo avevano dedicato alla dea della caccia.
Per i popoli Scandinavi l’abete era il “protettore della visione lontana” e permetteva di conoscere in anticipo gli avvenimenti. Lo si considerava infatti, portatore di energia nuova, poco prima del solstizio, era usanza propiziatoria recarsi nel bosco per tagliare un abete ed addobbarlo con ghirlande e dolci.
Per i Celti, questa pianta rappresentava uno strumento di comunicazione tra il cielo e la terra, favoriva la ricerca interiore e simboleggiava la rinascita, l’immortalità in quanto sempre verde. Il periodo che gli era dedicato andava dal 2 gennaio all’11 gennaio.
I Vichinghi dell’estremo nord dell’Europa per il Solstizio d’Inverno usavano decorare con frutti un abete rosso poiché credevano fosse in grado di esprimere poteri magici
I popoli Germanici, proprio a partire dal solstizio d’inverno, festeggiavano l’arrivo della stagione fredda piantando un albero con mele, noci, datteri e fiori di carta e poi bruciavano un ceppo nel focolare per i dodici giorni consecutivi. Dal modo in cui il ceppo bruciava, si poteva dedurre come sarebbe stato l’anno successivo: le scintille simboleggiavano i giorni lunghi, la cenere invece veniva sparsa nei campi come rito propiziatorio.
Il ceppo natalizio, con le sue scintille, si è oggi tradotto nelle luci dell’albero e anche nel simbolo della candela che si usa per addobbare strade, case e alberi. Ancora oggi, nei Paesi nordici, l’albero di Natale è chiamato “albero di Yule” che significa “ruota” e fa riferimento alla ruota dell’anno che, dopo il periodo buio “ricominciava a girare” con un nuovo periodo di luce proprio a partire dal solstizio d’inverno.

Con l’avvento del cristianesimo l'uso dell'albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane. A dare all’albero natalizio il suo significato cristiano è la scena biblica dell’Eden, sviluppata nei “misteri”. Nella notte in cui si celebra la nascita di colui che, secondo la fede cristiana, ha portato nuova vita nel mondo, l’albero posto al centro del giardino dell’Eden – simbolo della caduta dell’umanità – diventa anche l’albero intorno al quale l’umanità ritrova il perdono. La tradizione germanica si è comunque legata a quella cristiana: le classiche palline colorate che appendiamo all’albero di Natale traggono origine da una leggenda legata alla nascita di Gesù. Si narra, infatti, che a Betlemme ci fosse un artista talmente povero da non potere offrire nulla in dona a Gesù Bambino; non sapendo come fare, si recò a visitare il neonato e si improvvisò giocoliere, divertendo il nascituro. Da qui, la tradizione di appendere le palline colorate, come simbolo della gioia e dello stupore di Gesù Bambino.
La punta dell’albero di Natale per i cattolici, rappresenta la stella cometa ed è quindi stata realizzata dritta per ricordare la forma allungata della stella che guidò i Re Magi e allo stesso tempo per inserirsi perfettamente nella cima dell’abete.
La tradizione della punta dritta, in ogni caso, si può già rintracciare nell’antichità, quando i Greci sventolavano rami con una pigna sulla punta per onorare la dea Artemide.
Nei secoli poi si sono sviluppate moltissime leggende e teorie attorno all’albero di Natale. Secondo alcuni studiosi, per esempio, l’abete fu scelto dai Cristiani fra tutti gli alberi sempreverdi per la sua forma triangolare, che rappresenterebbe la Santa Trinità.
Un' altra leggenda simpatica racconta la storia di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete. Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell’episodio, cominciarono a decorare l’albero di Natale.
L’albero di natale in Italia.
La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.
L’usanza di addobbare l’albero l’8 dicembre è legata principalmente alla tradizione cristiana: in questo giorno si festeggia simbolicamente il concepimento di Gesù (festa dell’immacolata Concezione), quindi si dà avvio ai preparativi per la sua nascita, che i cattolici festeggiano appunto il 25 dicembre.
La festa dell'Immacolata si inserisce infatti nel cammino dell'Avvento, ovvero delle quattro settimane che precedono il giorno di Natale, un periodo di riflessione ma anche di gioia in cui ha particolarmente senso trovare uno spazio per il culto mariano, visto che è proprio Maria Vergine a portare in grembo Gesù. Essendo un giorno di festa, preparare l’albero è un momento per riunire tutta la famiglia.


 
Metti una pallina e una luce tutti i giorni nell’albero del tuo cuore, non farlo solo una volta all’anno e Natale sarà tutti i giorni.

                                                                                                                                                Lia



L’ALBERO DELLA VITA


Siamo ormai circondati da tantissimi oggetti che rappresentano l’albero della vita: dalle bomboniere, ai ciondoli, agli orecchini, ai bracciali, ai centrotavola, ai profumatori per la casa ecc. ecc.
Ma sappiamo il significato di questo simbolo tanto diffuso?
L’albero della vita viene generalmente considerato come sorgente di vita, simbolo di nascita e rinascita per ogni essere vivente e in tutte le religioni. Per questo l’albero della vita è un simbolo riconosciuto da molti popoli in ogni parte del mondo. Nella mitologia, nelle religioni, nel sapere comune, l’albero è simbolo della vita, del Mondo e della conoscenza.
La vita viene rappresentata dagli elementi che compongono l’albero stesso e ognuno di questi rappresenta un aspetto della vita.

  • Radici: per essere ben salde devono andare in profondità.
  • Tronco: solido e resistente per sostenere i numerosi rami.
  • Foglie: numerose.
  • Frutti: abbondanti solo in un periodo dell’anno e per questo preziosi.

Andando nel dettaglio, sappiamo che l’albero è legato alla terra tramite le radici, connessioni salde e profonde, che permettono alla pianta di essere stabile e di crescere. Il tronco è il primo tratto esposto all’aria, è la parte dell’albero che connette ciò che è sotto terra con ciò che si sviluppa nella parte aerea. Grazie al tronco l’albero può spingere i propri rami verso il cielo. Dai rami spuntano le foglie con i loro colori diversi a seconda delle stagioni. Molte foglie hanno proprietà curative conosciute dalle nostre nonne, caratteristiche che stiamo riscoprendo grazie a uno stile di vita più naturale. I frutti sono un nutrimento, ci forniscono acqua, sali minerali, vitamine e energia
All’albero della vita vengono affiancati anche 4 elementi: ariaacquaterra, fuoco. Questi elementi sostengono l’albero e lo mantengono in contatto con il resto del mondo: l’acqua e il sole (fuoco) lo aiutano a crescere, la terra lo alimenta, l’aria lo rende parte della natura.
Come già detto in altri post, gli alberi hanno una grande energia positiva: emettono vibrazioni naturali,passeggiare nel bosco permette i assimilare tutti questi benefici, dona salute al nostro fisico e alla nostra mente.

Il ciclo dell’albero: durante l’inverno, i rami secchi, ma vivi, resistono al clima freddo, alle intemperie e ci mostrano il concetto della resilienza. Attendere che passi il freddo per rinascere a nuova vita con le foglie verdi della primavera. Ora che il clima è mite e le giornate sono piene di sole, i rami e le foglie possono crescere e buttare le gemme che sbocceranno nelle giornate primaverili. Dalla bellezza del fiore cogliamo la generosità del frutto, alimento per molti animali e per l’uomo stesso. Il frutto contiene anche i semi, nuova vita allo stato embrionale, pronta per rinascere nel momento più propizio. Dopo l’estate, dopo l’esplosione dei colori e dei profumi dei fiori, dopo l’energia racchiusa nei frutti, l’albero affronta l’autunno lasciando cadere le foglie, cambiando colore e spogliandosi dei suoi elementi più vivi per affrontare nel migliore dei modi il nuovo inverno, insegnandoci ancora una volta l’importanza della pazienza e della resistenza.

Quindi a chi regalare l’albero della vita?
L’albero della vita essendo un  simbolo di nascita e rinascita, viene interpretato  come un augurio per chi sta per iniziare una nuova vita su solide radici. Una vita che si augura sia piena e ricca, come le numerose foglie, ed intensa, cercando di cogliere il momento, di non lasciarsi sfuggire le occasioni, proprio come i frutti maturi.


Vi invito a fare come l’albero, che cambia le foglie ad ogni stagione ma  conserva le radici per essere sempre più forte e stabile.


Lia